martedì 26 ottobre 2010

Place de la Republique

Renato Sarli ©


Se una ragazza non bella, però molto carina e dotata di una buona dose di fascino ti invita a casa sua e se casa sua è a Parigi, hai due possibilità. La prima: guardarti allo specchio intensamente, dritto nelle palle degli occhi, scrutarti e dire “Ma hai quarantacinque anni, una relazione stabile!” Continua a guardarti, almeno per dieci minuti. Dopodiché dovresti alzare il telefono, chiamarla e con grande savoir-faire dirle “Perdona cara, ma ho ricevuto in questo istante l’invito a esporre la mia teoria sui ciclotroni ellittici davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite riunita in seduta straordinaria proprio per l’occasione. Capirai, la gioia che mi avrebbe dato passare con te una settimana passeggiando per l’Ile del Cité, nel Marais, leggere Rimbaud seduti a un tavolino di Place des Vosges, ma dannazione! le date coincidono, capiscimi, è un momento delicatissimo e un’opportunità irripetibile per la mia carriera accademica”.

La voce dovrà essere contrita, dovrai essere credibile, balbettare anche un po’ stando comunque sicuro che non ti chiederà cosa sono i ciclotroni ellittici.

La seconda possibilità è quella di guardarti allo specchio intensamente, dritto nelle palle degli occhi, scrutarti e dire “ Ma hai quarantacinque anni, sei sposato, hai una relazione stabile, quando ti ricapita un’occasione come questa?” Continua a guardarti, almeno per dieci minuti, verifica che il fisico sia accettabile, dopodiché dovresti alzare il telefono, chiamarla e con grande savoir-faire dirle “Ciao cara. Sì, mi sono liberato. Va bene se ci vediamo domani sera alle nove a La Coquille?”

Tutte le ragazze di Parigi conoscono La Coquille, locale a la mode dove servono ostriche e vino fresco in un ambiente molto romantico, a due passi da Place de la Republique.

Lei cinguetterà un “D’accordo. Alle nove” seguito da un più che promettente “naturalmente sei ospite a casa mia…”

Ed eccoti a frugare su Internet alla ricerca del più economico dei voli. RyanAir, Volare, Violare, Pedalare, Air Mozambico,Chechenian Airlines… con ventidue euro arrivi a uno scalo parigino dal nome improbabile dal quale devi spendere 95 euro di taxi per arrivare alla più vicina fermata della RER che in un’ora e venti ti porterà alla Gare du Nord. Da lì, in un quarto d’ora di metropolitana sei alla Bastiglia, dove hai prenotato una camera per una (UNA!) notte. Tanto dopo dormirai da lei… Un vero signore. Così a cena le dirai “sai non volevo abusare della tua ospitalità, ho un albergo proprio qui vicino” consentendole di sorridere del tuo beau geste e di baciarti per ringraziarti dell’inutile eleganza e dirti “dai andiamo da me”.

Sei in albergo. Non senti la stanchezza. Le mandi un sms “sono a Parigi, a dopo” Doccia. Fredda. Così ti sveglia. 2 Nurofen. No, 3 per via di quel mal di testa causato dall’agitazione e dalla stanchezza, confessalo. Scendi, entri in un bar e ti spari una coca cola. Così ti sveglia. Compri delle sigarette. Così ti svegliano. Alle sei di sera ti senti stravolto.Torni in camera e chiedi di chiamarti alle otto. Ti sbatti sul letto e piombi nel sonno più profondo. Alle sei e quarantacinque ti svegli di soprassalto per la paura di non svegliarti in tempo. Resti a letto ancora una mezz’ora, poi decidi di farti un’altra doccia. Sei pronto. Davanti allo specchio, guardandoti non puoi esimerti dal dirti: “Ma hai quarantacinque anni, l’aria stropicciata di un reduce del Vietnam, come pensi di coincidere con le aspettative di una trentenne parigina assatanata?” Sconsolante. Ti fissi ancora. Uè Nino! Sei a Parigi! Ravvii i capelli, allenti la cravatta per non sembrare ingessato e parti. Vai a piedi fino a Place de la Republique. Sai che con le scarpe nuove il chilometro del viale potrebbe esserti fatale, ma non hai voglia di metro. Manca poco. L’appuntamento è lì, all’uscita della metropolitana dalla quale non stacchi lo sguardo. Ed eccola emergere dalle viscere della città, fresca e sorridente, con un tailleur che sembra ereditato dalla zia Pina, quella di Cernusco Lombardone. Ma è un trucco, per non essere troppo appariscente. Conserva l’abbronzatura dell’estate, non è bellissima, è carina e quando ti saluta ti vibra dentro, con la sua voce sessuosissima che ti fa dimenticare tutta le stanchezza e la tensione. Dopo il rito dei tre baci che ti permette di assorbire il suo profumo aspro quel tanto che basta a farti sentire in vena di galanterie e di svegliarti del tutto, la prendi sottobraccio e con un passo allegro che i tuoi piedi non ti perdoneranno, cominci a camminare lungo il viale, sparando cazzate a raffica, che però sortiscono il loro effetto, perché lei ride, ride e quel singulto che conclude la risata ti fa pensare “La serata si preannuncia doviziosa. Hai fatto bene a dar retta alla tua cattiva coscienza”.

Ed eccola, la noiosissima pioggia di Parigi. Non fate in tempo a guadagnare il ristorante che l’acqua scroscia. Prima due gocce, poi uno sgrullone, poi ancora due gocce, poi parte, continua, martellante, battente, inesorabile e inevitabile. Entrate in un androne. Il ristorante è lì, due portoni più avanti, ma arrivarci è un’impresa impossibile. Lei ride, tu ridi. Lei è bagnatissima, tu sei bagnatissimo. Eroico, estrai dalla tasca della giacca un bel fazzoletto bianco. Lo stendi, le chiedi permesso e cominci a detergerle le tempie, la fronte, il viso senza trucco, il collo aperto e lungo sopra l’ampia scollatura. L’atmosfera è cambiata. Lei non ride più. Ti fissa. Ti ferma la mano. Ti si accosta e ti bacia casta, ma sulla bocca. Ricambi. Lei ha trent’anni. La fissi. Carina. Guardi il fazzoletto. Ti ci soffi rumorosamente il naso suscitando di nuovo il suo riso argentino, così spezzare la tensione che si era creata troppo prematuramente e dimostrando di essere un uomo di mondo. Spiove. La prendi per mano e ti fiondi nel ristorante. Ridete come pazzi. E’ tutto perfetto. Sei lì e solo lì, hai dimenticato tutto il resto. La cena è leggera, conchiglie, pesce, verdurina, vino fresco e brioso. Siete occhi negli occhi. A dire il vero i tuoi occhi ogni tanto guardano più in basso, verso il decolleté che con le risate sobbalza. Lei ha colto il tuo sguado e –vigliacca- accentua la respirazione. “Garcon! L’addition! Et un taxi s’il vous plait.” Il tragitto in taxi fino a casa sua è breve, nella città ormai semideserta. Piove, ma voi siete felici. Si prospetta una notte di sesso acrobatico. Due piani senza ascensore non fiaccano il muflone che è in te. Baci. Via le scarpe. Il letto! Dov’è il letto? Baci. Intanto vi spogliate completamente. Il suo profumo ti intriga. Dai il meglio di te, che in realtà non è molto, vista la giornata che hai passato, ma lei non sembra farci caso, sembra invece gradire il tuo modo, i tuoi ritmi, le attenzioni che sai riservarle. Arrivate in alto, abbastanza in alto. Animalesco quanto basta, reciprocamente di soddisfazione, a giudicare da versi, gemiti, urla e ululati. Il grande relax che segue rischia di trasformarsi in sonno precomatico. Ti volti di scatto verso di lei. Nel buio ti guarda con occhi puntuti e la pelle visibilmente rilassata. I suoi bei seni ti guardano puntuti più dei suoi occhi. Baci tutto quello che puoi. Senti qualcosa, ma non basta. Ti alzi. Cerchi il bagno. Apri l’acqua della doccia. Fresca e tonificante. Sbrigati, cogli l’attimo! Sei pronto. Torni in camera, non senza urtare uno spigolo con la punta del piede sinistro. Ti adagi sul letto, ti volti verso di lei, ma lei ovviamente si è addormentata. Nel sonno sorride. Beh sono soddisfazioni che il maschio sa valutare. Puoi dormire anche tu. Riprenderai la discussione domani mattina. Il sonno è ristoratore. E quando lei ti sveglia baciandoti il petto ritrovi subito il tono necessario richiesto dall’occasione. Fuori, Parigi si è risvegliata nella pioggia continua sotto un cielo perfettamente grigio. E’ lenta Parigi quando piove. O almeno così te la vuoi immaginare in quei pochi istanti che le dedichi distogliendoti dal motivo che a Parigi ti ha condotto. Sono anni –diciamolo- che non passavi una notte come questa. Vai in bagno. E’ ora di farsi una doccia. Calda, stavolta. Torni a letto. Lei è uscita. Non prima di averti abbracciato e riempito del suo profumo. Un abbraccio che per te vale tanto quanto la notte trascorsa. Puoi finalmente pensare a ristorarti con un sonno che sarà profondo e dolce. Ti sveglia molte ore dopo lo squillo del telefonino. “ciao, cara” “ciao, come va?” Guardi fuori. Piove. Glielo dici. “Dove sei?” “Non so, in campagna. Comunque dovrei arrivare in orario. Tra… due ore esatte. Vieni in stazione? Glielo prometti. Ti alzi con calma. In bagno cominci a sciacquarti, a lavarti. Accuratamente, tanto hai tempo e poi la stazione è a tre fermate di metro dall’albergo. Ti lavi con calma e precisione. Togli gli odori, i profumi, i segni della notte. Indossi un abito fresco e metti in un sacco la giacca, la camicia, i pantaloni che avevi ieri sera. Piove, ma meno. E’ anche piacevole questa atmosfera così parigina. Per strada le macchine ingombrano ogni centimetro disponibile. Guadagni la metro. E’ ancora presto per andare in stazione, cambi linea e scendi a Le Chatelet. Cambi ancora linea e vai sulla Rive Gauche. Prima di uscire dalla metro depositi il sacco con gli abiti in un cesto della pattumiera. I netturbini non sono ancora passati, ma forse un barbone farà in tempo a trovarli. L’aria di Oltre Senna è sempre piacevole e hai tutto il tempo di gustarti un friabile croissant e un bibitone di caffè bollente. Quando arrivi in stazione stai benissimo, fresco, riposato, sereno. Il treno è puntuale e lei sembra aver dormito o almeno così vuole che tu creda. E’ radiosa, con il suo bel sorriso di quarantenne che non si arrende. La baci. Sa un po’ di treno, ma è logico. Ricambia. E’ contenta. tu e lei per tre giorni a Parigi!

“Facciamo colazione?” Lei parla, ride, ti coinvolge nella sua atmosfera calda, familiare. Andate in albergo, senza deviazioni. Vi abbracciate, vi amate, vi coccolate. Dormite un sonno profondo e dolce. Vi svegliate con il sorriso complice di chi si conosce a fondo, da tanto.

“E allora, la tua conferenza sui ciclotroni ellittici?”

“Direi bene, erano tutti molto interessati. Tombstone, di Glasgow, mi ha chiesto di andare a proporre la mia teoria al suo direttore. Pare che abbia dei fondi da investire…”

“Sarebbe stupendo! Anche se Glasgow…”

“Sì, ma ha un aeroporto internazionale. Non è così scomoda, anche se sono d’accordo con te non è il posto più bello del mondo”

E’ ora di affrontare Parigi. Anche se piove. Vuoi portarla a l'Orangerie e poi per cena alla Coupole. Lei si alza e accende la tv. E’ carina, mentre si pettina e si guarda allo specchio con un occhio al notiziario. Tu resti ancora un po’ a letto a gustarti la vista di lei che nuda armeggia per la stanza. Probabilmente ha capito ed è orgogliosa, compiaciuta dal fatto che tu la osservi. Quindi, con lentezza inizia a vestirsi. In tv la giornalista lascia spazio a un fatto di cronaca. Dal monitor i lampeggianti di polizia e ambulanze lanciano raggi colorati nella stanza. La giornalista informa gli ascoltatori di un brutale omicidio scoperto nel Marais. Una giovane donna, che abitava sola, è stata trovata affogata nella vasca da bagno. L’assassino non aveva lasciato tracce apparenti e la donna aveva lottato poco, prima di morire, segno che non si aspettava di essere aggredita. Sullo schermo compare la foto della ragazza. Non bella, ma molto carina, una trentenne con un’aria fresca e intrigante. Ti sembra quasi di conoscerla. Che morte assurda. Uscite. Non piove più. Passeggiare a Parigi è sempre una piacevole scoperta. Ripensi con un certo orrore alla ragazza uccisa. Doveva abitare lì vicino, visto il numero di auto della polizia che insolitamente sostano sulla via. E’ troppo tardi per entrare all’Orangerie. Optate per una galleria privata dietro l’Elysée. Ambiente fastoso, immenso, bianchissimo. Opere d’arte grige, misere, nichiliste. Non è quello che vuoi per il tuo stato d’animo e per il regalo che ti ha fatto lei raggiungendoti a Parigi. Un aperitivo, prima di cena ci sta. Vuoi farle assaggiare l’Izarra, stupirla, farla sorridere, forse un po’ ringraziarla di sopportarti da anni con le tue stranezze, le tue manie, la tua schizofrenia che ti vuole oggi dolce e comprensivo e domani burbero e scostante, quasi violento.

La Coupole, dove hai prenotato un tavolo vi accoglie con tutto il suo fascino e la sua storia e da come le brillano gli occhi sei stato all’altezza della situazione. La cena è perfetta, deliziosa, il dialogo fluido e leggero, i cibi e i vini sono memorabili.

Il ritorno in albergo, in taxi è un sentirsi vicini, promettersi l’un l’altro con sguardi teneri e complici. Ti senti stanco, ma vuoi donarti e donarle il piacere di una notte da ricordare. Il fresco della notte ti aiuta a cogliere la bellezza di quelle ore. Ti svegli presto. La luce filtra dalla finestra aperta del bagno. Lei dorme profondamente, serena, semicoperta solo dal lenzuolo. Tu hai bisogno di aria, della fresca aria del mattino. Senza far rumore ti vesti ed esci. Parigi non è ancora a pieno regime. Stanno alzando le prime serrande, puliscono le strade sulle quali le macchine riescono ancora a viaggiare a un’andatura decorosa. All’angolo è già apero un bel caffè, proprio di fronte all’edicola. Non c’è nulla di meglio della lettura dei quotidiani in una città ancora semideserta, facendo colazione. Il giornale parla ampiamente della vicenda della ragazza affogata. La sua foto, la casa, articoli su di lei, sulla sua riservatezza. E poi un articolo dal titolo gridato sulla repentina svolta delle indagini. Il caso ha voluto che sia stato fermato per un controllo routinario un barbone che aveva insospettito gli agenti perché indossava abiti di buon taglio, puliti, anche se stropicciati. Cosa che strideva con l’aspetto trasandato dell’uomo che si trascinava vicino alla stazione della metropolitana di sain Germain des Pres. I poliziotti hanno trovato nelle tasche dell’uomo un oggetto appartenuto alla ragazza assassinata. Lui, in stato confusionale e ubriaco ha negato anche se i fatti tendono a indicarlo come il probabile assassino che per rubare un po’ di soldi o per violentare la ragazza si era poi spinto fino ad ucciderla. Incredibile. Orribile. Alzi gli occhi dal giornale distolto da una moto che passa più vicina delle altre. Bella, Parigi. Piena di fascino. Anche se vi accadono vicende come questa. Paghi la colazione, butti il giornale, torni in albergo. Non vuoi che questa brutta storia turbi i due meravigliosi giorni che ancora devi trascorrere a Parigi con la tua compagna.

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