domenica 21 agosto 2011

festa dell'Unità

C'era ancora la festa dell'Unità e c'era ancora il PCI. Alcuni amici, anche se io non sono mai stato iscritto a quel partito, mi chiesero di aiutarli nell'allestimento. L'inizio di luglio, a Bergamo sa essere implacabile. Sul grande piazzale dell'area feste il sole cominciava a farsi sentire e insieme al rumore dei primi camion provocava un irrefrenabile desiderio di birra gelata. Cominciammo a guardare le piantine, distribuendo faticosamente tubi innocenti e gangli in ottone sul terreno. Eravamo decisamente pochi per riuscire a completare in una settimana tutti gli stand che erano stati previsti. Ma dovevamo dimostrare di esserne capaci. A metà mattina, già stravolti dal caldo e dalla fatica, vedemmo avvicinarsi dal quartiere vicino un noto fascistello. Un manzo di venticinque anni, un metro e novantacinque per centotrenta chili di muscoli che si stava avvicinando a me e ai quattro con cui lavoravo, tra cui Bepi, un alpino in pensione che devolveva gran parte del suo tempo a far amare la montagna ai ragazzini delle medie. Il personaggio, Umberto, noto come Umbi, una volta raggiunto il nostro gruppo si rivolse al Bepi mentre noi ammiravamo il suo taglio di capelli impostogli da un barbiere sadico che aveva sottolineato la fronte non propriamente alta di Umbi con una frangetta deliziosa…
"Posso aiutarvi?" Mai avremmo immaginato. Il Bepi ci guarda, sorridiamo e dopo una pacca sulle spalle ci siamo rimessi a lavorare. Umbi era formidabile: spostava tubi innocenti, alzava pali, inchiodava, sollevava congelatori come fossero scatole di fiammiferi e noi grati e increduli ci guardavamo non capendo a che santo dovessimo quella incredibile conversione.
A fine giornata, avevamo ampiamente superato la tabella di marcia e ipotizzavamo di concludere con largo anticipo il lavoro. Una birra al bar, tutti insieme suggellò la giornata. Il giorno dopo, l'allestimento proseguì spedito e senza intoppi. Arrivarono altri camion, con le sedie, i tavoli, i teloni di copertura e la domenica sera avevamo praticamente finito con giorni di anticipo grazie sicuramente all'impegno indefesso di Umbi, fascista clamorosamente convertito sulla strada di Damasco. Erano le sei del pomeriggio, arrivò un ultimo camion con le bandiere del Pci, gli striscioni e i pannelli. Cominciammo a scaricare e a srotolare e issare le bandiere in un tripudio di rosso festante. Umbi ci guardò perplesso. Non capivamo il suo immobilismo. Guardò il Bepi e gli chiese: "Ma come, non è la festa degli Alpini?"… Si mise nella tasca posteriore dei jeans i guanti e se ne andò a testa bassa, tirando moccoli irripetibili. Nessuno di noi osò ridere a voce alta per paura di legnate o ripercussioni, ma la sera e per tutto il periodo della Festa quella storia fece scompisciare dal ridere tutta la città.

Nessun commento:

Posta un commento